Su invito del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il Coordinatore di Europa Adriatica Nordest e Revisore dei Conti di Compubblica Vittorio Baroni ha tenuto una relazione al convegno di Roma sul tema “Migrazioni: i fatti e le rappresentazioni dal 1989 ad oggi, secondo le regole deontologiche professionali”.
Evento promosso da CNR – Dipartimento Scienze Umane, Sociali e Patrimonio Culturale, insieme a CNR – Istituto di Studi sul Mediterraneo e Istituto Nazionale Ferruccio Parri, con la collaborazione di Compubblica, Movimento Europeo Italiano e Associazione Carta di Roma. Ha coordinato Silvia Mattoni del CNR-DSU. Tra gli altri sono interventi il Segretario Generale di Compubblica Marco Magheri e il Presidente del Movimento Europeo Pier Virgilio Dastoli.
Baroni ha aperto il suo contributo richiamando il drammatico Esodo Giuliano, Istriano, Fiumano e Dalmata, che tra il 1943 e il 1956 coinvolse oltre 300.000 profughi italiani costretti a lasciare le terre cedute alla Jugoslavia dal Trattato di Pace di Parigi del 1947. Con la Legge 137 del 1948 venne istituito l’Alto Commissariato per i Profughi Giuliani e Dalmati, che organizzò l’accoglienza in più di cento centri (vedi la mappa nell’atlante dell’Istituto Parri) distribuiti in tutto il Paese da Padriciano a Laterina, da Roma a Fertilia, da Venezia a Padova. Da quell’esperienza nacque una rete di comunità resilienti che ha contribuito a ricostruire il tessuto civile e culturale dell’Italia del dopoguerra.
Nel contesto è stato sottolineato il significativo ruolo dei “rimasti” nei territori dell’attuale Slovenia e Croazia, custodi di lingua e cultura italiana. Oggi si stimano circa 40.000 persone (secondo alcuni sono molti di più) tra dichiarate e di fatto appartenenti alla minoranza italiana. 6.000 in Slovenia, soprattutto tra Capodistria, Pirano e Isola. 34.000 in Croazia, tra l’Istria e Fiume, fino e Lussino, Zara e Spalato. A tal riguardo è stata evidenziata l’importanza dell’Università Popolare di Trieste, delle associazioni degli Esuli e dell’Unione Italiana che riunisce ben 54 Comunità degli Italiani, scuole, giornali e centri culturali rappresentando un ponte vivente e promettente tra le sponde europee dell’Adriatico.
È stato ricordato un fatto del 2022 riportato da La Voce del Popolo quando Baroni, al cimitero di Zara nel giorno della Commemorazione dei Defunti, si era fatto promotore di un innovativo gesto di fratellanza e riconciliazione. Al Famedio aveva iunito le corone d’alloro con i tricolori italiani e croato. Da allora quel gesto si ripete ogni anno. Nei giorni scorsi i Dalmati Italiani, come documentato da Antenna Zadar, oltre a visitare le tombe dei loro cari, hanno reso omaggio ai difensori croati caduti nella Guerra patriottica per una Croazia libera e democratica.
Nella seconda parte è stato illustrato il percorso di Europa Adriatica Nordest, piattaforma che promuove progetti di ricucitura culturale tra le due sponde dell’Adriatico. Tra le iniziative principali ha ricordato la Carta Europea di Lussinpiccolo con gli Ingegneri e l’Intesa Europea di Venezia (2023), i gemellaggi 2024 a Venezia, Pordenone e Trento, e le attività transfrontaliere de L’Ammiraglia, regata simbolo di diplomazia culturale tra Veneto, Istria e Quarnero. Sono state citate le varie iniziative dei progetti Serenissima Patrimonio Culturale e #GO2025Fenice per la Capitale Europea della Cultura Nova Gorica Gorizia che coinvolgono scuole, giovani e minoranze linguistiche di Italia, Slovenia e Croazia.
Al centro della relazione , l’idea di una comunicazione pubblica deontologica capace di costruire coesione sociale, secondo i principi della Convenzione Europea di Faro. Baroni ha concluso richiamando il valore dei nuovi progetti Le due Sponde, La Gondola a Lussino con Burano e Murano e Carpaccio 500, che intrecciano memoria, arte transfrontaliera e partecipazione europea. “Comunicare – ha detto – significa costruire ponti tra persone e memorie, per un’Europa che unisce le sponde attraverso cultura, partecipazione e rispetto reciproco.”
Nelle sue parole e il foulard della Dalmazia, il relatore ha richiamato le proprie radici familiari legate a Zara e da cui la sua famiglia paterna fu costretta a partire nel secondo dopoguerra. Un’eredità che oggi si traduce in un impegno europeo civile e culturale per il Ricordo, la cooperazione e la comunicazione autentica tra i popoli adriatici.
La visione di Europa Adriatica Nordest unisce progetti, persone, organizzazioni e istituzioni nel segno di una storia condivisa che diventa futuro. Dai gemellaggi alle scuole, dalle regate ai laboratori, dalle ricerche ai progetti, ogni iniziativa è un ponte simbolico tra le due sponde, un atto di fiducia nell’Europa come spazio di dialogo, pace e identità plurale.